Parlavo domenica pomeriggio con un'amica italiana, la persona più accomodante che io conosca, e anche lei mi diceva che più passava il tempo e più diventava intollerante.
Mi sono sentita rinfrancata di non essere la sola estremista, l'unica che si inalbera in continuazione.
L'argomento della nostra intolleranza, ovviamente, è il cibo. O meglio: il livello infimo del cibo che ti viene propinato nei ristoranti a fronte di un conto che non sta in nessuna relazione con quello che hai mangiato. Abbiamo passato una buona mezz'ora a farci esempi.
È tuttavia difficile, soprattutto se sei in compagnia di gente dal palato meno raffinato del tuo, avvalerti del tuo buon diritto di rimandare indietro un piatto preparato male. Come minimo ti prendono per esagerata, una che se la tira: "Ecco la solita italiana esigente, che si crede chissà chi."
E come fai allora ad esternare il tuo scontento? Al cameriere che ti ha ignorato tutta una sera malgrato ti sia sbracciata fino a slogarti una spalla non lasci la mancia, ma al cuoco? Eviti il suo locale vita natural durante? Gli fai una pessima recensione su Iens e siti affini? Come fai a fargli capire che la carne che ti ha servito era fredda e la salsa sapeva di bruciato? E che i 19 euri che gli hai pagato per quel piatto fatto male te li sei sudati fornendo un lavoro fatto bene?
E che non te ne può fregare di meno di tovaglie e tovaglioli di cotone inamidati, bicchieri per il vino e per l'acqua, lampadari di cristallo, separé, tendine, lampadine e candeline se la zuppetta allo zafferano con i gamberi è bollente come se fosse appena uscita dal microonde e salatissima come appena uscita dal barattolo di concentrato senza essere stata allungata con un po' d'acqua. E che il carpaccio ordinato dai tuoi amici è una corona di fettine tonde fatte col compasso uscite direttamente dal freezer del negozio all'ingrosso e gli puoi anche dire quale.
Perché certa gente accetta di essere presa per i fondelli in questo modo ed io no?
Il critico dei ristoranti del Volkskrant, Mac van Dinther, un professionista molto equilibrato nelle sue recensioni, scrive con grande disappunto nel suo articolo sul Magazine di sabato a proposito di un'esperianza simile: "[in un locale] l'atmosfera è tutto, il cibo è accessorio."
Son contenta di non essere l'unica intollerante.
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Da ieri è iniziata la mia collaborazione settimanale con la rivista online
*Villegiardini*, sito web del periodico che fin dalla metà degli anni '50
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19 ore fa
1 commento:
Cocca, tu SEI un'estremista che si inalbera ed è anche una delle tue belle qualità, ma mi sorprende che proprio sul mangiare ti fai trattenere dai commensali ignoranti.
Ho capito che una non sempre può scegliere, e diosolosa quanta roba orrenda ci tocca far finta di niente per dovere d'ufficio, ma quando paghi tu il minimo mi sembra farlo sapere al cuoco.
Che gli olandesi vadano al ristorante per l'atmosfera si sa, che a volte piace anche me avere una tovaglia e un tovagliolo, cava sans dire, ma se il mangiare fa schifo, dirlo e subito.
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